Luchino Visconti, grazie alla sua feconda e variegata produzione cinematografica e teatrale è stato uno dei più grandi uomini di spettacolo del primo trentennio postbellico. Approdato alla regia dopo anni di apprendistato, dirige Ossessione (1943), il suo primo film, oramai quarantenne, un’opera ispirata a The postman always rings twice di James Cain. Nel 1948 presenta alla Mostra del Cinema di Venezia uno dei grandi capolavori del neorealismo, La terra trema, opera ispirata a I malavoglia di Giuseppe Verga.
In Senso (1954), considerato ancora oggi uno tra i migliori esempi di film storico del cinema italiano, ripercorre il Risorgimento attraverso il racconto della passione disperata di una contessa (interpretata da Alida Valli) per un tenente austriaco. Le notti bianche (1957), ispirato all’omonimo romanzo di Dostojevsij, recupera i toni del Kammerspielfilm narrando la storia d’amore tra un solitario impiegato in cerca di affetto e una giovane fanciulla che sogna il ritorno di un amante scomparso.
Costruito come un melodramma, in Rocco e i suoi fratelli (1960) Visconti si concentra sul fenomeno dell’immigrazione al Nord, mentre il 1963 è l’anno de Il Gattopardo, uno dei suoi capolavori, dove, avvalendosi della magistrale colonna sonora di Nino Rota, adatta il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa affrontando da una parte i temi della politica del Regno d’Italia e del trasformismo delle classi dirigenti, dall’altra nodi universali come il materialismo che oscilla tra il vitalismo estremo e il decadentismo che preannuncia la morte.
Dopo alcuni progetti andati in fumo, Visconti realizza il primo capitolo di una trilogia tedesca, La caduta degli dei (1969), su ispirazione del Macbeth shakespeariano, che racconta la storia della famiglia degli Essenbeck durante il bienno 1933 – 1934. Segue Morte a Venezia (1971) ispirato alla celebre novella di Thomas Mann del 1911 e Ludwig (1973), un vero e proprio kolossal dove Visconti, raccontando la breve vita del sovrano di Baviera, approfondisce i temi del binomio vita – arte, bello – utile e esistenziale – politico.
L’ultimo film di Visconti, L’innocente (uscito postumo a Cannes nel 1976) è tratto dall’omonimo romanzo di Gabriele D’Annunzio e rappresenta una summa di tutta la sua opera: il crollo di un mondo, di una società e di un’epoca vista attraverso la sconfitta di un singolo che rappresenta la classe egemone, sulle note di una musica celestiale (Chopin e Listz in questo caso).
Grazie a Casa delle Visioni, arriva sin streaming sul nostro sito il documentario diretto da Morena Campani, E trema ancora, con la voce narrante di Fanny Ardant, che racconta la figura di Luchino Visconti da un punto di vista inedito.
Isola di Ischia. È qui che Luchino Visconti decide di trascorrere tutte le sue estati dal 1945, il luogo in cui iniziò a scrivere il suo secondo film, ‘La Terra Trema’, che girerà nel 1947. Per cercare pace e ispirazione Visconti si rifugiava alla ‘Colombaia’, la villa immersa nel verde, a strapiombo sul mare. Con l’evocazione dei fasti del passato, in contrapposizione alla decadenza in cui si trova oggi la villa, il film entra nell’intimità di Visconti, esplora le sue scelte artistiche, il suo raffinato senso estetico, le sue relazioni umane e professionali, il suo contraddittorio impegno politico.