Vincitore a Venezia del Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria e osannato dalla critica di tutto il mondo, IL MALE NON ESISTE (Evil Does Not Exist) è il nuovo attesissimo film di Hamaguchi Ryusuke, regista premio Oscar per Drive My Car. Anche grazie alle musiche evocative di Ishibashi Eiko, Hamaguchi esplora con maestria un tema di grande attualità, trasformandolo in un’appassionante parabola universale.
IL FILM
Nel villaggio di Mizubiki, vicino a Tokyo, un’azienda senza scrupoli vuole costruire un “glamping”, ossia un campeggio di lusso, rischiando di rompere l’equilibrio ecologico del luogo. Tra gli abitanti che si oppongono al progetto ci sono un padre single, Takumi, e sua figlia Hana, custodi di una vita ancora in perfetta armonia con la natura. La loro resistenza dovrà però affrontare una situazione inaspettata, che cambierà per sempre il destino di tutti.
NOTE DI REGIA di Hamaguchi Ryusuke
In questo film ho avuto l’opportunità meravigliosa di lavorare di nuovo con l’autrice delle musiche di Drive My Car, Eiko Ishibashi. Il progetto del film è nato infatti quando Eiko mi ha chiesto di creare delle immagini per la sua performance dal vivo e Il male non esiste è stato concepito inizialmente con questo scopo. Durante la lavorazione, però, mi sentivo sempre più coinvolto e il progetto si stava trasformando in un film vero e proprio.
Eiko e i suoi amici mi hanno offerto un aiuto importante nel corso delle riprese ed è stato un modo molto libero di fare cinema, che mi ha dato una grande energia. Si trattava infatti di una sfida davvero fantastica: ho potuto pensare alle immagini in modo più puro e dinamico, come mai avevo fatto prima, e sentivo di attraversare un territorio inesplorato a cui non avrei potuto accedere senza un’opportunità come questa.
Dopo le riprese, ho capito di essere riuscito a catturare le interazioni tra queste persone immerse nella natura e di aver completato il progetto come un film autonomo con il bellissimo tema musicale di Eiko Ishibashi. Spero che il pubblico percepisca la forza vitale dei protagonisti e del loro dibattersi nella natura circostante e nella musica.
LA STAMPA ESTERA
“Il Male Non Esiste non è la storia di “noi contro loro”, ossia di una comunità rurale che si ribella ai predoni ambientali provenienti da una grande città. È piuttosto un film di quieto umanesimo e pensosa ironia, che con quei predoni trascorre del tempo per rivelare, con tocchi di gentile umorismo, che anche loro sono solo ingranaggi di un meccanismo più grande. Queste cose sono complicate, suggerisce Hamaguchi. Scopriamo infatti che anche il villaggio stesso è una creazione del dopoguerra, una comunità agricola creata ad hoc in mezzo al nulla. Con grande economia di mezzi, il film tocca questioni come il turismo eccessivo, il riscaldamento globale e le conseguenti guerre per l’acqua, la proprietà delle campagne e l’impatto della moda dei rifugi nelle foreste per gli abitanti stressati delle città. A poco a poco, però, diventa chiaro che esiste anche un elemento di realismo magico, incentrato sulla relazione tra padre e figlia. È messo in evidenza nel modo più delicato da un’unica carrellata, da un’unica foto che intravediamo all’interno della casa che condividono e da un’unica scelta di colori: la giacca blu di Hana e i guanti giallo zafferano, che brillano come fari nella foresta invernale. Non tutti gli spettatori saranno preparati all’improvvisa tensione onirica del finale, ma è solo l’ultima sorpresa di un film che, sotto la sua placida superficie, ne è pieno.”
Lee Marshall, Screen International
L’eco-parabola quieta ed enigmatica di Hamaguchi rifiuta le spiegazioni facili e forse anche quelle difficili. È un dramma complesso, un film realistico ma sempre in bilico sull’orlo del perturbante, il cui stesso titolo indica la strada verso l’idea che ci sono sfumature di grigio in ogni giudizio che esprimiamo. Non si tratta di un film che può accontentare tutti, ma l’ho portato a lungo dentro di me dopo l’ultima inquadratura con le due figure che si allontanano nella nebbia. Alcune scelte compositive sembrano non avere uno scopo e d’altra parte, qual è il senso della storia stessa? Gran parte del cinema tende a spiegare tutto e – per citare la frase attribuita a Billy Wilder – rende tutto ovvio, per prime le sottigliezze. Questo non è quello che vuole fare Hamaguchi: il suo film è più vicino a un poema in prosa, in cui i blocchi narrativi potrebbero non combaciare nel modo previsto, ma essere misteriosi quanto alcuni dettagli apparentemente piccoli. Non sono sicuro che Il male non esiste sia il suo miglior film, ma è presentato con tale quieta sicurezza e maestria registica che rende impossibile non apprezzarlo.
Peter Bradshaw, The Guardian
Fin dall’inizio capiamo la centralità della colonna sonora di Eiko Ishibashi e siamo accolti nel film da un lungo brano musicale, accompagnato solo da una fluida carrellata, con la cinepresa rivolta verso l’alto: un tracciato di rami di alberi, sullo sfondo di un cielo invernale. La musica è sorprendente, mutevole, capace di passare da una vibrante chitarra elettrica a lussureggianti strati sinfonici Qui l’effetto è meravigliosamente riposante – più che un’introduzione potremmo definirla un’ouverture – come se Hamaguchi stesse aprendo una bottiglia di profumo capace di rilassarci e ci invitasse a respirare profondamente. Poi, come accadrà spesso nel corso del film, la partitura si interrompe bruscamente. Faremmo bene a prestare ascolto all’avvertimento di questi passaggi senza compromessi e al loro implicito effetto premonitore: certe atmosfere e certe sensazioni possono mentire. Tutto finisce, a volte in modo molto duro.
Jessica Kiang, Variety