Grazie al contributo e alla grande partecipazione dei fan di Dario Argento siamo giunti molto vicini all’obbiettivo di 300 pre-acquisti che porterannno a stampare 500 copie numerate di Opera in Edizione Speciale. Come sapete già solo coloro che contribuiranno al raggiungimento delle 300 copie pre-acquistate otterranno i 2 bonus speciali: l’autografo di Dario Argento e il loro nome all’interno dell’Edizione (solo ancora 50 copie disponibili, affrettatevi!)
Intanto Davide Pulici, vicecaporedattore e cofondatore di Nocturno, che sta curando l’edizione, ci ha rivelato alcuni dettagli dei preziosi extra che sta collezionando. Oltre all’Intervista sul film a Dario Argento (35′ ca), sono già pronte le interviste a Francesca Cassola, che interpreta la piccola Alma ( qui sotto potete vedere un piccolo estratto dall’intervista), a Alessandro Calosci e Tino Polenghi, rispettivamente il direttore di produzione ed il capogruppo del film (20′ ca) e l’Intervista a Claudio Simonetti, fondatore dei Goblin ed autore delle musiche di Opera (20′ ca). Mentre ancora molto bolle in pentola possiamo rivelarvi un’altra perla che l’Edizione potrebbe contenere: Nocturno è riuscito ad avere un Backstage del film, totalmente inedito, girato da Giovanni Gebbia, della durata complessiva di 42′. Una clip di questo prezioso video verrà mostrata in anteprima sabato 4 Marzo al Cartoomics di Milano, alla presenza dello stesso regista Dario Argento.
L’Edizione Speciale del film, inoltre, conterrà un volume di circa 120pp dal titolo Dario Argento Opera – Il film più crudele, scritto da Davide Pulici. Solo qui e solo per voi un brano del libro in anteprima assoluta, dove Pulici mette a confronto il primi scrip del film e quello che poi effettivamente venne usato per le riprese.
Arriviamo così ad affrontare la più cospicua delle differenze tra il vecchio e il nuovo script. Si tratta di una concatenazione di ben tredici scene, dalla numero 55 alla numero 68, per un totale di 35 pagine di copione. Questo blocco si collocava subito dopo che Betty era riuscita, grazie all’aiuto della piccola Alma, a sfuggire all’assassino che la braccava dentro casa. E cominciava nei corridoi della Questura, dove Marco arrivava per raggiungere Betty trovando la piccola Alma ed avendo con lei qualche scambio di frasi (Alma: «Ti ho riconosciuto perché ti ho visto alla televisione, alla fine di Macbeth. Mi è piaciuto tanto, sai. Ma perché al posto del Re, quello che devono ammazzare, ci hai fatto mettere un bambino?»; Marco: «Be’, è un po’ complicato…»). Infine (scena 56) il focus si spostava sul bar-spaccio della Questura, introducendo qualcosa di oltremodo macabro, disturbante e grottesco nello stesso tempo. La trascrizione del testo merita di essere fatta integralmente: L’ingresso del bar della Questura e I RUMORI CONSUETI quando tutti ci aspettiamo di veder arrivare Marco. Invece la soglia è varcata da uno sconosciuto con le manette ai polsi, scortato da due agenti in divisa. Il terzetto così composto procede fino al banco, dove quello con le manette fa gli onori di casa (forse dovrebbe essere il contrario): UOMO AMMANETTATO: «Voi cosa prendete?». Le rispettive ordinazioni si perdono nell’aria perché la Camera si disinteressa di loro per andare a scoprire Betty e Alan che si stanno rifocillando in piedi all’altro lato del banco. Lui sta divorando una pizza piegata in due. Lei sta demolendo una piccola montagna di tramezzini, con foga nervosa. BETTY: «Uh… io naturalmente sono uscita senza soldi». ALAN: «Non si preoccupi. Lei è nostra ospite». BETTY (dopo una pausa): «Vuol dire… arrestata?»; ALAN: «Non ho detto questo. La cantante bulgara è un’altra faccenda. Io devo pensare all’assassino. Almeno qui nella Questura è al sicuro». In quel momento fa capolino Marco sulla soglia. E così, di passaggio, mentre Marco avanza per raggiungere Betty e Alan, notiamo che l’uomo ammanettato, nel portarsi alle labbra la tazzina del caffè, ha una strana espressione circospetta. È chiaro che sta meditando qualcosa. Ha un folle piano in testa. Ma non è ancora questo il momento adatto. MARCO: «Betty, Finalmente. Commissario». Alan gli risponde sul medesimo tono convenzionale: ALAN: «Regista». MARCO (a Betty): «Tu non sai che Inferno. Il sovrintendente Badini…». BETTY (gli taglia la parola): «Sì, lo so, siete tutti molto preoccupati per me. Per me o per il Macbeth? Quando lo dicevo io che porta male!». Quello con le manette osserva il caffè che sta finendo nella tazzina trattenuta con fatica vicino alle sue labbra. Dal liquido marrone ormai traspaiono i grumi dello zucchero. L’uomo ha un lampo negli occhi. Deve sbrigarsi. Uno degli agenti chiede all’altro: AGENTE: «Mi fai accendere?»; il compagno fa subito balenare l’accendino. II AGENTE: «Me ne dai una anche a me?». Mentre sono così occupati, il prigioniero con un gesto serpentino si riporta la tazzina alle labbra e la fa entrare tutta quanta nella bocca. In un attimo, dalla chiostra dei denti divaricati fino al massimo consentito, e anche di più, resta fuori soltanto l’occhiello di porcellana del manico. Poi sparisce nell’orifizio anche quello. Sembra di vedere un serpente nell’atto di ingoiare la preda. I due della scorta sono rimasti trasecolati. Adesso si riscuotono e gli si buttano addosso, ma il prigioniero ormai è una belva e li spinge via. La colluttazione attira l’attenzione dei presenti, tra i quali Alan, Betty e Marco. Le mandibole del prigioniero impegnate nello sforzo di mandar giù in gola la tazzina. Uno sforzo disumano a cui non si sottrae un solo muscolo della faccia, orribilmente trasformata dal corpo estraneo della bocca. Sembra il grugno di un animale che cerchi di liberarsi da una mostruosa museruola. Alan è il primo a compiere uno scatto felino, ma, arrivato quasi in clinch con l’aspirante suicida (ormai è chiaro il suo intento), costui comincia ad aggredire la tazzina coi denti. Alan ne ha viste tante, ma una scena così no, mai… KRAK Il primo a spezzarsi sotto la pressione dei denti, tra gli sfinteri dilatati (non sono più labbra) del prigioniero, è il manico, ridotto ora in due tronconi appuntiti e taglienti. KRAK KRAK KRAK Assistiamo, con Alan, allo schianto di nuovi pezzi, che l’uomo finalmente può inghiottire senza i tremendi sforzi di prima. E cosa importa se manducando viene via o si rompe qualche dente… Tutto giù, in gola, anche quelli, assieme ai cocci della tazzina fracassata! Ogni volta che uno dei pezzi riesce a “forzare il blocco”, il suo passaggio è sottolineato dai sussulti del pomo d’Adamo che sembra voler schizzare fuori…