Manoel De Oliveria, maestro indiscusso della settimana arte ed autore prolifico a partire dalla “terza fase” della sua carriera, è stato il massimo rappresentante del cinema portoghese (è nato a Oporto l’11 Dicembre del 1908, ci ha lasciato il 2 Aprile 2015), ma anche uno dei cineasti europei più prestigiosi ed originali. La sua opera è permeata da una profonda, ma mai calligrafica, ricerca estetico-formale, con echi letterari, religiosi, e richiami alla storia e alla tradizione culturale nella quale è cresciuto (è stato educato dai gesuiti come Luis Bunuel, per molti versi una figura simile a lui), senza tralasciare l’elemento grottesco ed ironico.
Dopo un esordio nel 1929 all’insegna del documentario (con Duoro, ansa fluviale), realizza il suo primo lungometraggio nel 1942 (Aniki Bobó) ambientato a Lisbona e interpretato da ragazzi di strada e da allora si dedica in maniera intermittente al cinema, finché, a partire da metà anni ’60, la sua attività va crescendo sempre più sia sul piano quantitativo che su quello qualitativo, delineando uno stile in bilico tra rappresentazione realistica e rivelazione di una dimensione misteriosa delle cose.
Tra i suoi film più rappresentativi vanno segnalati Francisca (1981) un mèlo tratto da una vicenda vera, La valle del peccato (1993), versione portoghese di Madame Bovary, Parola e utopia (2001), dove ricostruisce la vita di un grande predicatore gesuita del VXII secolo. Ne Il principio dell’incertezza (2002) si ispira ad un romanzo della scrittrice Agustina Bessa-Luís per mettere in scena, attraverso vari intrecci amorosi, le tensioni tra l’alta società e il proletariato urbano, ne Lo specchio magico (2005), tratto anch’esso da un racconto di Bessa-Luís, L’anima dei ricchi, che narra l’ossessione di Alfreda, donna altolocata e benpensante, ossessionata dal desiderio di assistere all’apparizione della Vergine Maria.
Nel 2006 De Oliveira dirige un omaggio al film culto di Luis Bunuel Bella di giorno dopo 38 anni dalla sua uscita: Bella sempre (Belle toujours), interpretato da Bulle Ogier e Michel Piccoli, una vera e propria dedica personale e sentita al cinema da parte di un uomo che, per motivi anagrafici, il cinema l’ha visto crescere. Con Singolarità di una ragazza bionda (2009), girato alla veneranda età di 101 anni, De Oliveira continua a stupirci regalandoci una suggestiva storia d’amore, che si situa sul confine tra mistero e romanticismo.