Ci ha lasciato il 27 Gennaio scorso all’età di 89 anni Emmanuelle Riva, attrice francese di singolare talento, che ci ha regalato interpretazioni memorabili. Dopo un esordio nel teatro (lo spettacolo è Uomo e superuomo di George Bernard Shaw, del 1954) esordisce sul grande schermo nel film Le grandi famiglie di Denys de la Patelliére, ma il primo ruolo di rilievo lo avrà nel celebre cult della Nouvelle Vague diretto da Alain Resnais Hiroshima mon amour nel 1959. Lo stesso anno prende parte a Kapò di Gillo Pontecorvo, nei panni di Terese, una giovane detenuta ad Auschwitz, mentre nel 1960 sarà nel cast per lo più femminile di quel piccolo capolavoro che è Adua e le compagne di Antonio Pietrangeli. Il suo primo premio importante risale al 1962 e sarà la Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia per Il delitto di Thérèse Desqueyroux, di Georges Franju. Nel 1967 sarà diretta da una donna, Jacqueline Audry, nel film I frutti amari. Nel 1982 Marco Bellocchio come madre di Lou Castel nel suo Gli occhi, la bocca, mentre in Tre colori – Film Blu di Krzystof Kiéslowski (1993) vestirà i panni della madre della protagonista, interpretata da Juliette Binoche. Il 2012 è un anno importante per Emmanuelle: Michael Haneke la sceglie per recitare al fianco di Jean-Louis Trintignant in Amour. Il film è molto potente quanto sofferto: la Riva interpreta Anne, anziana pianista che vive in serenità con il marito, finché un ictus le impedisce di esprimersi e di essere autosufficiente. Haneke, con la solita implacabile lucidità, dirige un capolavoro che parla della terza età, dell’amore e del senso della vita, facendo brillare il talento dei suoi due protagonisti. La Riva riceverà per questo film, destinato ad essere il suo illustre testamente, una Nomination all’Oscar e conquisterà il suo primo César in patria.