Alejandro Jodorowsky cineasta, scrittore, poeta e artista cileno, è una delle figure più poliedriche del panorama artistico contemporaneo.
Figlio di russi esiliati in Cile, Jodorowsky si è trasferito da Tocopilla, una località costiera del Cile settentrionale, in Francia all’età di 23 anni, dove è stato per molto tempo assistente del mimo Marcel Marceau (lo avete mai visto in Barbarella?) e ha fondato insieme a Fernando Arrabal e Roland Topor il movimento teatrale Panique, con l’idea di riprendere e superare il surrealismo.
Al cinema è approdato prima con alcuni corti, poi trasponendo un’opera teatrale di Fernando Arrabal Il paese incantato – Fando y Lis, anche se a dargli notorietà internazionale sono stati prima El Topo (1971) e poi La montagna sacra (1973) (in entrambi figura anche come attore protagonista).
Dopo il successo de La montagna sacra, Jodorowsky aveva in mente un progetto molto grande: portare sullo schermo con pellicola 70 mm il romanzo di fantascienza Dune di Frank Herbert. Il cast coinvolto era a dir poco interessante: musiche dei Pink Floyd, tra gli attori Dalì e Orson Welles, come scenografo addirittura Moebius (con cui Jodorowsky ha collaborato per la serie L’Incal). Il progetto saltò e fu un altro visionario a portarlo a termine, David Lynch, ma questo non turbò molto l’artista cileno: “ All’inizio ne ho molto sofferto perché pensavo di essere io l’unico in grado di realizzarlo. Sono andato a vedere il film con molta sofferenza, pensavo che sarei morto, ma quando ho visto il film mi è tornata l’allegria, perché il film è una merda.” (Intervista a cura di M. de Feo G. Giacobini, Alias supplemento de il manifesto, 4 luglio 1998). Il meraviglioso documentario Jodorowsky’s Dune di Frank Pavich ricostruisce le tappe di questo progetto purtroppo rimasto incompiuto.
Dopo Santa sangre (1988) Jodorowsky ha girato nel 1991 Il ladro dell’arcobaleno con Omar Sharif; a seguire si è preso una lunga pausa come regista dedicandosi all’arte della psicomagia (una sorta di psicologia -filosofia che agisce attraverso happening e gesti rituali magici grazie anche all’ausilio dei tarocchi) e si è prestato al cinema come attore nel 2005 interpretando Ludwig van Beethoven in Musikanten di Franco Battiato e successivamente, nel 2007 tornando a recitare nei panni di sé stesso sempre per l’artista catanese in Niente è come sembra, mentre nel 2013 ha preso parte a Ritual – Una storia psicomagica, liberamente ispirato al suo romanzo autobiografico La danza della realtà. Ma è stato lui stesso a decidere di tornare sul grande schermo con un film tratto da questo libro, La danza de la realidad, selezionato al Festival di Cannes nel 2013, e con Poesia sin fin presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2016.