Western marxista o rivoluzione cinematografica? Un film introvabile del grande maestro francese.
Sono gli anni del movimento studentesco e delle lotte operaie e Jean-Luc Godard fonda insieme ad altri cineasti il "Gruppo Dziga Vertov", che si proponeva di cambiare la realtà attraverso il cinema. Nasce così questo "esperimento" cinematografico rivoluzionario: dopo aver convinto il produttore che avrebbe girato un western marxista con Gian Maria Volontè, Godard realizza una sorta di manifesto in due atti: nel primo si assiste ad un dibattito politico di taglio marxista-leninista, al quale partecipano membri della troupe, compreso il co-sceneggiatore, Daniel Cohn-Bendit, iniziatore del Maggio francese, e la seconda parte, che inizia con un intervista a Glauber Rocha, si presenta come un autocritica alla prima, dichiarando che anche il cinema progressista può essere hollywoodiano.
Il film è prodotto da Gian Vittorio Baldi.Alla regia del film ha collaborato il "Gruppo Dziga Vertov" (Jean-Pierre Gorin, Gérard Martin), che si proponevano di fare un cinema di tipo materialista.