Il folgorante lungometraggio d’esordio di Shinya Tsukamoto è un concentrato di immagini acide ed ermetiche che colpiscono visceralmente.
" [...] l'esempio irripetibile, e forse allarmante, di un cinema inumano, che ha però qualcosa di non banale da dire sulle angosce e l'immaginario erotico di questa fine del secolo." Il Mereghetti 2011