Se lo chiedeva già Hannah Arendt ne La banalità del male.
Cosa legittima persone “normali” a compiere azioni che, in mutato contesto, risulterebbero raccapriccianti e inaccettabili rispetto al loro dovere di coscienza? Uno stato totalitario, che non solo struttura la vita politica e sociale, ma entra a gamba tesa nelle scelte personali e morali dei propri cittadini. Ogni giorno, ogni momento, rendendoli burocrati grigi e inerti dinanzi alle conseguenze derivanti dall’adesione al credo della macchina autocratica.
Ne Il male non esiste il regista Mohammad Rasoulof si interroga sui limiti e le possibilità cui è sottoposta la libertà individuale sotto un regime dispotico che pratica la pena di morte, e sui dilemmi che ne discendono. Questo tipo di organizzazione statale ha bisogno di persone, militari di leva obbligatoria nella fattispecie, che si incarichino di uccidere altre persone, ree di qualche delitto o, semplicemente, renitenti all’ordine costituito.
Rasoulof declina il tema attraverso quattro toccanti variazioni, quattro storie tra loro interconnesse, che pongono i propri protagonisti di fronte a una scelta impensabile, per quanto semplice.
Il quarantenne Heshmat è un marito e padre esemplare, un uomo generoso e accomodante con tutti. E tuttavia, in questa normalità sospesa, c’è come un’ombra nella sua vita: il suo lavoro, misterioso, per il quale ogni notte esce di casa.
Pouya, poco più che un ragazzo, ha appena iniziato il servizio militare e si ritrova ad affrontare una scelta drammatica: obbedire a un ordine dei superiori contro la propria volontà.
Javad è un giovane soldato che conquista a caro prezzo tre giorni di licenza per tornare al paese della sua amata e chiederla in sposa.
Bharam è un medico interdetto dalla professione, che decide finalmente di rivelare alla nipote un segreto doloroso che lo accompagna da vent’anni.
Lo Stato in cui sono ambientati questi racconti è l’Iran di oggi, che ha impedito a Mohammad Rasoulof di ritirare a Berlino l’Orso d’Oro per Il male non esiste nel 2020 e, più di recente, di far parte della Giuria di Un Certain Regard a Cannes. Oltre ad averlo condannato, in più di un’occasione, alla reclusione in carcere.
Un film di Mohammad Rasoulof.
Con Ehsan Mirhosseini, Shaghayegh Shourian, Kaveh Ahangar.
Germania, Repubblica Ceca, Iran, 2020.
Consigliato per le scuole secondarie di secondo grado.
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