Come reificare in immagini la memoria di un tempo doloroso?
Attraverso le sagome di foto ritagliate con cui un ufficiale delle SS mantiene viva nel tempo la sua passione per una ragazza ebrea conosciuta nel campo di concentramento di Auschwitz. La sua – la loro – storia è raccontata molti anni dopo in Se questo è amore, di Maya Sarfati.
Attraverso lo sguardo di una bambina che scruta l’orrore della guerra e, nonostante questo, riesce a vivere le giornate più belle della sua infanzia nel film La primavera di Christine di Mirjam Unger.
Grazie ai gesti ribelli di un ragazzino tanto disadattato quanto intelligente, rinchiuso in una clinica nella Germania degli anni Quaranta, in grado di sottrarre altri bambini ai sadici propositi di un medico senza scrupoli, in Nebbia in agosto.
Attraverso un sapiente montaggio di filmati amatoriali con cui il regista Duccio Chiarini cerca di far luce sul passato della sua famiglia ne L’occhio di vetro.
Dentro le mura di un palazzo popolare, dove si incontrano le solitudini di Antonietta e Gabriele, mentre all’esterno si festeggia il Führer in visita a Roma: gli indimenticabili protagonisti sono Sophia Loren e Marcello Mastroianni in Una giornata particolare di Ettore Scola.
Attraverso il primo piano degli stivali del Fascio che Aldo Piscitello, placido impiegato comunale di una cittadina siciliana, è costretto a indossare dal suo superiore gerarca. Sono Anni difficili quelli che Luigi Zampa ritrae con sapida arguzia.
E infine, nei volti stanchi, ma indomiti, di Aldo Fabrizi e Anna Magnani in Roma città aperta di Roberto Rossellini.
Per non dimenticare mai.
Per non lasciare che accada più.
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