Dino Risi, regista e sceneggiatore cinematografico e televisivo, è nato a Milano il 23 Dicembre 1916. Caratteristica del suo cinema è stata, fin dall’esordio Vacanze col gangster (1952) la sapida ironia con la quale è riuscito, con estrema facilità, a cogliere umori e comportamenti della piccola umanità che popola la società italiana, con uno sguardo al neorealismo e uno a un cinema più aperto ai gusti dello spettatore.
Il suo primo successo di pubblico lo raggiunge con Poveri ma belli (1956), mentre nel 1959 dirige Alberto Sordi ne Il vedovo (1959), dove già c’è l’Italia di tanti vizi e poche virtù che diventerà il tema centrale dei suoi film successivi.
Il 1960 è l’anno di Un amore a Roma, uno spaccato della capitale negli anni de La dolce vita e de Il mattatore, dove Risi dirige per la prima volta Vittorio Gassman nei panni di un abile e simpatico truffatore, inaugurando un fruttuoso, futuro sodalizio. Dopo la commedia con Anita Ekberg del 1961 A porte chiuse, Risi realizza uno dei suoi capolavori, Il sorpasso (1962), viaggio on the road alla ricerca di se stesso del timido Roberto (Jean-Louis Trintignant) con Bruno (Vittorio Gassman), campione di spavalderia e furbizia, un film dal taglio morale ma mai moralista, in bilico tra comicità e malinconia.
Nel 1963 esce I mostri, una sferzante commedia suddivisa in 20 episodi dove Risi costruisce una galleria di personaggi in cui si rispecchiano i vizi e le contraddizioni dell’Italia del boom.
Negli anni successivi Risi continua il suo fecondo rapporto con attori cardine della commedia all’italiana quali Vittorio Gassman (che dirige ne Il tigre, 1967, che è protagonista dell’esotico Il Gaucho, 1964, ambientato a Buenos Aires e de Il profeta, 1968, dove interpreta un eremita costretto suo malgrado a tornare alla civiltà) e torna alla commedia a episodi, questa volta concentrandosi sulle abitudini sessuali degli italiani, dirigendo un cast stellare in Sessomatto (1973).
La sua attività non si esaurisce negli anni ’80, quando passa anche alla TV e continua a dirigere film di vario genere, quali Dagobert (1984) grottesca metafora sulla corruzione del potere che ha come protagonista il re del Franchi interpretato dall’ormai sodale Ugo Tognazzi e Teresa (1987), che vede protagonista una procace Serena Grandi nei panni di una camionista alla ricerca dell’indipendenza economica e del vero amore.