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PASOLINI, ED IL PROLOGO MANCATO
Ettore Scola aveva parlato a Pier Paolo Pasolini del suo progetto di realizzare un film dove si dimostrava, attraverso le vicende di una famiglia di sbandati che viveva ai margini della società benpensante, quanto anche il mondo dei poveri, oramai, fosse corrotto dalla società dei consumi. Pasolini accetta di dare la sua benedizione al progetto, che si attua in più modi: il suo braccio destro Sergio Citti viene coinvolto in qualità di consulente dei dialoghi, e due delle “maschere” sottoproletarie del suo cinema vengono assoldate come attori, Franco Merli ed Ettore Garofalo. Ma la cosa più importante è che Pasolini accetta di fare per Scola qualcosa di inedito al cinema, e cioè girare un prologo, un equivalente di una “prefazione” letteraria al film, nel quale, aggirandosi nella baraccopoli deserta, ridotta quindi alla sua natura di set, avrebbe spiegato come, a 15 anni di distanza, Accattone non sarebbe stato più un film possibile, a causa del genocidio della cultura sottoproletaria in atto, e avrebbe poi presentato i personaggi del film. Pasolini aveva anche deciso che per l’occasione si sarebbe vestito di bianco, e aveva posto una sola condizione: poter vedere il girato del film prima di benedirlo con la sua “prefazione”. Purtroppo, però, l’uccisione del poeta il 2 Novembre del 1975 ad una manciata di chilometri dal set di Torvaianica dove stata lavorando la troupe di Brutti, sporchi e cattivi in quei giorni rese impossibile la realizzazione di questa illustre introduzione.
UNA MODERNA PROPOSTA
Scola ha più volte affermato, in relazione a Brutti, sporchi e cattivi, di essersi ispirato ad una opera minore di Jonathan Swift, Una modesta proposta, scritta nel 1729, dove l’autore de I viaggi di Gulliver suggeriva, come fantasiosa soluzione alla fame e alla povertà diffusa nei sobborghi irlandesi, di ingrassare i bambini dei poveri, che erano un peso per le loro famiglie ed erano destinati ad una vita di stenti, e venderli come cibo per i ricchi, suggerendo tutta una serie di ricette fantasiose con le quali gli stessi bimbi avrebbero potuto essere cucinati. Quest’opera suscitò, all’epoca, enorme scandalo, ma, in quanto tale, assolse al compito per la quale era stata scritta: provocare, far riflettere, scuotere le coscienze con un paradosso, così come avviene dopo la visione di Brutti, sporchi e cattivi, che all’epoca divise gli animi della critica italiana, suscitando da una parte plauso dall’altra sdegno.
LA NONNA (O IL NONNO?)
Escluso Nino Manfredi, magistrale interprete del protagonista Giacinto Mazzatella, la gran parte dei personaggi di Brutti, sporchi e cattivi è interpretata da attori presi dalla strada. Uno dei pochi interpreti professionisti del film è Giovanni Rovini, noto caratterista, che qui veste i panni ed il trucco e parrucco della grottesca nonna, madre di Giacinto.
LA BARACCOPOLI DI MONTE CIOCCI
Dopo i sopralluoghi effettuati nell’Agosto del 1975 nel Borghetto Prenestino, dove ancora si trovavano le ultime baraccopoli abitate ai margini di Roma, Scola affidò a Luciano Ricceri la creazione di una baraccopoli in una zona meno periferica, in cima alla collinetta di Monte Ciocci, nella cosiddetta Valle dell’Inferno, tra il quartiere della Balduina e l’asse stradale della via Olimpica, dalla quale il cupolone della Basilica di San Pietro sembrava ingombrare per dispetto quasi tutte le inquadrature, diventando personaggio a sé stante, e altrettanto significativo, delle vicende di Giacinto Mazzatella e la sua sgangherata ed ingombrante famiglia di derelitti.
DANDA ORTONI, VARICHINA E CAFFÈ
Per il reparto costumi Danda Ortona utilizzò abiti di seconda e terza mano, reperiti nei mercatini rionali, che venivano comunque scoloriti con la varichina e ombreggiati con caffè annacquato, di modo da eliminare ogni eccesso cromatico.